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Pensavo alle stazioni.
Son quei pensieri che arrivano, magari proprio quando ne stai cercando altri. Pensieri che vanno e vengono. Pensieri come i treni.

Pensavo che il treno è stato sempre visto come simbolo del progresso socio-economico.
Pensavo che il treno fu capace di ridurre incredibilmente le distanze: la dimostrazione pratica, nell’età industriale, che il tempo e lo spazio si contraevano, riducendosi.

Pensavo alle canzoni che lo dimostrano (pensavo ad esempio a La locomotiva di Guccini, che cita “sembrava il treno stesso un mito di progresso”), ma soprattutto, pensavo, all’epica del cinema western, in cui il treno rappresenta un processo di civilizzazione. (altro…)

Un regime totalitario si distingue, a livello mediatico, per la particolare esaltazione del leader.
I film, la radio, i documentari, i giornali e i cinegiornali esasperavano la figura del dittatore rendendolo un simbolo, un icona, quasi un totem da rispettare, lodare e temere.

Con questo voglio dire che anche l’italia è un regime totalitario? Assolutamente no.
Dico solo che siamo sulla buona strada.

Mi spiego: la maggior parte delle critiche all’opposizione vertono sul diffuso anti-berlusconismo della sinistra; non si attacca più il governo, si attacca Berlusconi.
Una critica condivisibile se non fosse che il presidente del consiglio È la politica del governo. Come fa l’opposizione a non criticare il primo ministro se la gran parte delle leggi, degli scandali, delle notizie di politica italiana hanno lui come protagonista?
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Carmelo aveva dodici anni quando vide per la prima volta Calogero, suo padre, consegnare mesto due buste colme di soldi a un paio di gentiluomini della provincia.
Quando gli chiese il perché, Calogero gli rispose “tu piccolo sei, non puoi capire”.

Ma Carmelo a vent’anni ancora non capiva, e allora tornò da suo padre Calogero per chiederglielo di nuovo il perché.
Perché – rispose il padre – se non li diamo a loro li dobbiamo dare a qualcun altro. Tu sei giovane, non puoi capire.

Carmelo a venticinque anni si pigliò la laurea in legge con centodieci e lode. Era contento.
Per lui era contento, sì, ma non per l’amico Nicuccio. Egli aveva infatti scritto la tesi tutto da solo, facendo ricerche complesse e difficoltose. Ma alla fine la tesi era stata firmata da lui e dal cocco del professore.
Ma perché non ti ribellasti? chiese Carmelo a Nicuccio. Ci sono delle leggi che bisogna rispettare!
Eh… ribbellasti! Ma che ti credi che sono stato contento di come sono andate le cose? Ma tanto il figlioccio del professore se non usava la mia, un’altra tesi trovava… rispose Nicuccio.

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